01 December 2005

Calabria bis: la vergogna dei Cpa

Per chi non sapesse cosa s'intende per Cpa et similia, venga a Crotone. Persino un passante meno istruito sarà in grado di dargli delucidazioni al riguardo.
Il centro di prima accoglienza è quella struttura spettrale, che si erge di fronte ai relitti dell'aeroporto crotonese.
In quel punto, in quel luogo, distante pochi chilometri dalla città vera e propria, s'incontrano gli antipodi. Da un lato c'è il servizio aeroportuale, più morto che vivo, che taglia fuori Crotone dalla mobilità nazionale e internazionale. Il suo contraltare è il regno multietnico collocato sull'altro versante della strada. E' lì che confluiscono i profughi, i disperati delle carrette del mare, i temerari del viaggio della speranza. I trasporti, da sempre volano di fenomeni di globalizzazione, sono sostituiti dalla nuova Babele. Non c'è confronto, ma solo una confusione di etnie, stipate come bestie e trattate ancora peggio.
L'Espresso dedica in questi giorni un pezzo formidabile sul Cpt crotonese. Invito tutti a leggere questa pagina d'attualità. Ci sono due ragioni fondamentali per farlo.
Il telegiornale mostra solo gli sbarchi e relega la notizia del trasferimento dei clandestini a Crotone a fine servizio.
Così l'Italiano distratto, che ha già superato il suo livello di attenzione, neanche fa caso alle ultime parole.
Il Cpa di Sant'Anna è un posto fuori dal mondo. Ne ho avuto la prova facendo leggere l'articolo pubblicato sull'Espresso ad amici e conoscenti non calabresi. Nessuno sa che il centro crotonese è il più grande d'Europa.
Non lo sapevo neppure io, figuriamoci chi non è Calabrese.
Inoltre, la realtà raccapricciante descritta dal settimanale è ignota ad una buona parte dei Crotonesi.
I mezzi di comunicazione locali (e oserei dire anche nazionali), salvo pochissime eccezioni, passano gli episodi del Cpt come se si trattasse di un fatto di costume.
E' possibile comparare le ultime tendenza a tavola degli Italiani con una delle piaghe più sanguinose dell'immigrazione clandestina?
La Calabria fa paura. E' ragionevole e giusto il timore nei confronti del territorio calabrese. Una regione dove si posano gli occhi dove lo vogliono gli altri, o dove il cervello serve solo come pensatoio solitario, è di per sè una dimensione che turba e rattrista.
I nuovi problemi, come quello dell'immigrazione, trovano terreno fertile nelle già presenti anomalie del sistema. Il rischio di cosche nei Cpa era inevitabile in Calabria, la culla dei mondi paralleli e dei regimi sotterranei.

No comments: