29 November 2005

Sul corso di laurea in scienze della comunicazione

E'osteggiato,spudoratamente additato e deriso dagli altri corsi "superiori". Dalla sua nascita ad oggi, il corso di laurea in scienze della comunicazione ha incassato molte critiche, diventando una sorta di zimbello degli studi accademici. Quando dici in giro che sei iscritto a scienze della comunicazione (e mi riferisco soprattutto al Sud, dove la vista rasenta il suolo), ti guardano come se fossi un appestato o un folle, che fa spendere i soldi a mamma e papà per studiare Maria De Filippi e Pippo Baudo. La "scienza delle merendine" non può reggere il confronto con le professioni forensi o con quelle mediche.
C'è soprattutto scetticismo sulla figura lavorativa che emergerà al termine degli studi. Cosa fa il comunicatore? E poi, non è ciascuno a suo modo comunicatore quando esercita la propria professione? Può darsi, ma non è sempre così. Certe volte quando chiedi al medico come stai, sei travolto da una mole incredibile di tecnicismi. Alla fine pensi di avere tutte le malattie che il ti ha elencato e, soddisfatto, perchè finalmente qualcuno si è reso conto di quanto stai male, ti rechi trionfante in farmacia con le tue prescrizioni. Se, invece, per una malaugurata sorte ti trovi ad affrontare un avvocato, ti accorgi di quanto sei ignorante e di quanto altresì è bravo a parlare il tuo esperto di diritto. Non ti importa, d'altra parte, se le parole dell'avvocato ti sembrano oscure ed incomprensibili. Tu non fai l'avvocato, semmai lo paghi per le sue prestazioni.
E' vero: ciascuno a suo modo è comunicatore, ma di se stesso e con se stesso. Il secondo polo dialogico è nascosto ed annullato. Chi sa sfrutta il suo sapere senza relazionarsi. Chi non sa non comprende e resta indietro.
E' a questo punto che entrano in gioco i corsi di laurea in scienze della comunicazione. L'atto del comunicare nelle sue numerose varianti s'inscrive nella nascita del genere umano. Eppure oggi non si offre come un fatto consolidato. A volte anche all'interno del proprio codice linguistico sono molte le incomprensioni. In altri casi si rinuncia a comunicare e si preferisce l'arma dello scontro e della distruzione. Con l'avvento, poi, di una dimensione globale della comunicazione, di cui la rete è un'indubbia metafora, "mettere in comune" e "condividere" opinioni, pensieri, riflessioni sono diventati imperativi categorici. Il mondo ha bisogno di una "expertise" di comunicazione. Alle società contemporanee spetta di formare queste figure professionali, tenendo testa alle ciarle e alle maldicenze, ignare della forza nuova che sta assumendo (anzi ha già assunto) il controllo del mondo.

1 comment:

Anonymous said...

se è tato bello il tuo corso in scienze della comunicazione perchè allora ti stai riscrivendo a giurisprudenza????