19 February 2006

Europaradiso: eldorado o inferno?

Il dilemma è storico: natura o progresso?
L'ambiente è difeso da una parte dei contendenti, i soliti, i guastafeste ambientalisti con i loro striscioni verdi o arcobaleno quando sono assimilati analogicamente ai pacifisti.
Dall'altro parte del tavolo delle trattative ci sono gli affaristi, gli speculatori, i magnati del benessere economico e dello sviluppo.
Una polarizzazione nota, fin troppo ovvia, è al centro del dibattito nell' ignota città calabrese di Crotone.
Fino a qui non c'è nulla di significativo o di interessante. Almeno è quello che potrebbe sembrare.
Se si considerano, invece, attentamente i fattori portanti della questione si possono abbozzare alcune riflessioni.
La città in discussione è Crotone, non certo una grande meta turistica del Mediterraneo. I turisti quando arrivano nella città pitagorica storcono il naso. Il lavoratore infaticabile, spossato da un anno di sacrifici, preferisce luoghi all'avanguardia, dove il relax e la presenza di ogni confort possano regnare indisturbati.
Questo non vuol dire che in estate la città è deserta, ma i pochi volti estranei sono extracomunitari, polacchi e rumeni in cerca di impiego.
I veri turisti si annidano negli esclusivi alberghi, capeggiati dai ricconi imprenditori della zona.
Sono loro a difendere strenuamente la loro posizione di supremazia.
La città di Crotone evoca oltre al celebre passato greco, le sventurate vicende dell'industria calabrese. Il vecchio polo è ora il mausoleo dei relitti martoriati dalle intemperie meteorologiche.
Esclusi i lauti introiti di alcuni commercianti, i detentori del posto pubblico fisso, le rare sacche agricole, la pitagorica Crotone non offre opportunità di lavoro per le nuove leve.
Il problema della disoccupazione è, ad ogni modo, compatibile con un contesto come quello italiano e ancor di più come quello calabrese dove la penuria economica s'inscrive nel cromosoma storico.
A ciò si aggiunge il grado elevato di retaggio culturale, che pregiudica l'apertura verso livelli di sviluppo condivisi. I baroni moderni pretendono tanto quanto i vecchi latifondisti, proteggono i loro favoriti e sostengono chi li difende in maniera incondizionata. Le loro famiglie si espandono, i figli raggiungono subito i loro obiettivi grazie alle amicizie di papà e frequentano i pochi atelier pregiati della città.
E' indubbio (almeno io ci credo) che la bravura e l'impegno continuano a ripagare, ma la battaglia contro chi entra dalla porta grazie a privilegi e favori, si fa più dura che mai, fino a rendere impossibile ogni tentativo di riuscita sul posto. La fuga dei cervelli è figlia, prima ancor di un'infrastruttura inadeguata, di una mentalità retrograda che serba i resti di un sistema gerarchico feudale.
C'è chi non crede che Crotone possa prendere il volo così drasticamente e in modo così competitivo.
Di fronte a feconde intuizioni e a nuovi propositi, che sono pur sempre legati al loro sostenitore e ai suoi interessi, i baroni scoprono il loro gentil spirito, la loro commovente attenzione verso la natura e la sua salvaguardia.
Considerato che la tutela del verde si è sedimentata nelle coscienze solo di recente (soprattutto in seguito agli allarmanti richiami di scienziati ed esperti), gli assertori della tradizione e del vecchiume feudale vorrebbero darci a credere che all'improvviso hanno trovato la loro anima naturalista.
Certo il dibattito è più complesso di quanto sembri.
Chi conosce Appel, il noto imprenditore israeliano che ha scelto proprio Crotone per il suo progetto? Come mai questi magnati stranieri hanno preferito tra le molte e preziose località del Mediterraneo proprio questa ubicazione? Quali interessi locali muovono verso il sostegno di Appel e quali si allineano in senso contrario? Quanto incide in questa operazione il peso delle cosche mafiose crotonesi?
Se un progetto di tale portata dovesse andare in porto, sicuramente la città cambierebbe volto, non sarebbe più riconoscibile, il suo nome richiamerebbe nell'immaginario internazionale ben altre vedute di quelle attuali. Ma se il prezzo da pagare dovesse essere solo questo, allora sembrerebbe meglio perdere la propria identità anziché rimanere nel buio invernale di sempre.


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