16 April 2008

ATTI DEL VIVERE

Narrar è l’onore del

Viaggiatore.

Scoprir è il piacere

Di chi venture pone

Come suo trono.

Vivere è la dolcezza

Di un profumo acerbo

Che matura fragranza

Spera di diventare poi.

Sognare all’anima è

Refrigerante pasto

A cui una consumazione

In sordina deve bastar.

Pensar è d’obbligo

Assai più che quasi

Sfamar angoscia

Cotidiana.

Amar è di parallelo

Viaggio sentore

E portato intrepido.

Il battito non conosce

Parole, sacrilegio è per

Lui il profanatore.

Non si specchia negli

Allori delle vanità

Intorno. Preferisce

un cantuccio umile che misera

cosa sembra

all’errante continuo per

Fisica impresa.

Amor schernisce chi

Di sua velleità

Gli rimprovera.

Non scende a patti,

non contrasta gli

insulti, non

s’arrende agli indugi.

Amar di diritto

S’arroga sicuro

Che spiegar non

Può a colui che

Di strali fa mestier

Eterno.

Amar si pone sopra

Le parti tanto suo

Alter esser non lo

Considera uguale

Agli altri.

Amar è d’esistere

Suo presupposto

Alleato mentre fatiche

Non vede.

Un armatore d’arte

Sua addestrato non

Potrebbe

Altrimenti corazzare

Sue mura

Come di amor

Fece sua dimora.

Le pareti

Si ribaltano

Contro gli

Sferzanti colpi

D’uscio.

Di vagar non

Ha voglia ma di

Rimanere in sue

Prigioni libere

Dal mondo

Vuole restar

Incatenato

Prima che ferri

Più duri

Spezzino la

Tenuta dei suoi

Lacci benevoli.

Non lo affligge

L’attesa, e nemmeno

Di sguardi vaghi

Si impressiona oltremodo.

Amar ha sua ragione

E parafrasar non pone

Alle frasi già dette.

Chi si accontenta del

Noto movimento della

Vita non dispregia, ma da solo

Si eleva a chi le cime

Non vide che in

Cartoline d’altre ore.

15 April 2008

Padre

Alle stagioni passate

Faceva bella mostra

La tua strenua

Battaglia.

Come un omerico

Scudiero

Menavi armi

Di meticoloso

Ambasciatore

E in tua dimora

Ti districavi

Tra il groviglio

Delle tele.

Io con tua fida

Devozione

Lustravo le

Mie giornate

Inquiete.

Ai travagliati

Dì fece impressione

La solerzia

Del tuo impegno

Costante. E quando tuo

Sguardo m’avvolgeva

Di rimprovero

Saggio

Il mio cuore un

Tremolante sussulto

Acuiva nel profondo

Della mia anima.

Or che le strade di

Ventura cammino

Lungi da congiungimento

promette,

pietate mi muove verso

le tue canute membra

Dalla fatica degli

eventi solcata.

Moto novo

Percote il mio

Essere chè

L’ombra del

Tempo che avanza

Non è per

Me preludio di

Notti placide.

Buon senso mi

Dice che giorni

Di ricompensato

Operare si prospettano

Al prossimo orizzonte.

Ma sopraggiunta sorte

Non pote negar il

Ricordo del puntolino

Che io vedo in fondo

A quel lungo viale

Di nostra vita.

Anche se stravolgimento

Di ruoli impone

L’esperir umano

Non rinunciar si può

A chi con

Nutrito pasto

Di umanità

Ha imbandito

La tavola

Del mio

Banchetto

Di crescita.

27 March 2007

Basta con le figurine finte!

Stamattina mi va di dire solo una sempplice cosa: basta con le finzioni!
Bagnasco ritiene pericolosi i Dico. Gli direi: "Caro Bagnasco, invece di immischiarsi con le scelte politiche di uno Stato, si preoccupi di più delle sue pecorelle, stia più attento a quei volti finti che si piegano ipocritamente di fronte all'altare e prenda più a cuore i problemi dei giovani disoccupati, degli anziani soli e abbandonati, delle coppie affaticate dagli urti della vita!". Ah, un'altra cosa! Si vede che Lei e Ratzinger non avete proprio un bel niente da fare il giorno! Si vede proprio che quando vi sedete a tavola o vi andate a coricare avete già tutto pronto! C'è gente che il giorno soffre perchè non riesce a campare neanche con il proprio lavoro onesto e malpagato! Per cui abbiate almeno un pò di comprensione per chi nella vita si dà veramente da fare!!!
Coppola ha tentato il suicidio: ma chi se ne frega!Se tutti i lestofanti e i vigliacchi si togliessero un pò di mezzo penso che l'Italia sarebbe il paradiso della liceità!Eh no!Perchè chi ruba al supermercato o non fa il biglietto in autobus per la fretta o perchè le tabaccherie erano tuttte chiuse in Italia è un farabutto!Chi ruba i miliardi o uccide i figli o è un povero e onesto cleptomane o è uno psichiatrico che ha bisogno di comprensione!
Basta, inoltre, con questi politici da strapazzo! Mi sono rotta di vedere il bel faccione di Mastella e mi vergogno di averlo da Italiana come ministro della Giustizia! Prodi la smetta di mangiare le emiliane e si preoccupi degli incompetenti a cui hanno affidato il potere! Berlusconi la finisca di intromettersi nella politica nazionale e si preoccupi di come deve arraffare prima con nuovi imbrogli da cui uscirà ovviamente pulito e lindo!
E i giornalisti la smettano di fare le star! Tanto chi diventa famoso rischia di finire da Corona e di pagare una bella cifra per la cena al ristorante o per le visite notturne alle piazze! Tanto in Italia le verità non esistono, l'informazione è una chimera e i resoconti confermati sono un pericolo pubblico! Meglio camminare in mezzo alle menzogne così è più facile serbare i castelli in aria che ci propinano tutti!

25 March 2007

MALA ANIMA
Pulsi, ti sfreni a vedermi
Piena di strane voci che
Odo dentro il mio petto.
Ho fame d’amore ed è questo
Che ustiona la mia custodita
Casa interna.
Ho sete di confidenza,
di una mano sfiorata
con gentil dono da
sentita protensione.
Sono cieca di tepore
E di tenero apprendistato
Di custodia altrui.
Sono sporca di pietosi
stuoli con cui ho imputridito
La chiarezza della
Mia fanciulla.
Esser vecchi prima
Che le ore incidano
Sui segni esterni è
Come vivere senza
Moto che ti spinge
In questo cielo.
Essere soli quando
Non sai con chi
scrivere le tue sane
debolezze è come
un naviglio eterno
in tempestose acque.
Essere immobili però
Col turbine che percuote
Le imposte del tuo cuore
È come colui che dice
Del suo sonno bene quando
Incubi hanno dato affanno
Alle sue notti.
Dietro risuona il
Silenzio.
Pascoli di gregge
Il far di tuo modo non
Ti diede ben celebre
Apparire nella mondanità
Del mondo.
L’essere un alieno rase
Al suolo ogni stima del
Tuo cerchio.
Schivarti è facile come
Ricevere favori e doni
Da chi da suo primo mattino
Non seppe proferir un no
All’altro ego.
Dicono di te che sei un tipo
Strano, pericolo estremo
Agli occhi della massa.
Questa s’imbeve di goliardiche
Risa nel tuo passar di scena.
Allor che il giorno risparmia
Il turno del loro giullare,
diversivo è il tuo incedere
insolito agli sguardi delle
pecore ammassate.
Loro ti temono perché
Di tua sicurezza e sfrontato
Traguardo raro è trovare
Un esemplare nel loro
Drappello eletto.
Motivi e proposte all’ugola
Del più forte fra i più deboli
Riposti sono per chi non
Ha spessore per questo
Cielo. L’agire di tua iniziativa
Sollevato è una mina fra le
Ginocchia di chi lo scansar
Ha fatto sua professa vocazione.
Pestarti fra la moltitudine
D’insensato ardore mescolata
Trabocca i cori di atti eroici.
Eppur se osi il confronto
Con uno del gregge senza suo protetto
Rapporto si sente come bimbo
Tremante in una notte di
Gelo. Lasci alle
Spalle le grida di scherno ma
Guardi dinanzi il tacito
E profondo battito del
Tuo cuore impavido d’altri
Tempi e d’altri luoghi.

10 March 2007

CONTO ALLA ROVESCIA

Degli anni il capolino
Si diletta senza risparmio
E cancella le tue indecisioni
In malsani stagni.
Veder che ti si muove
Eppur rimanere in punta
Di entrata con la irrisolta
mano, come vento porta
Via le memorie, tal è il
Dissolversi di ciò che
Non fece dicasi per
Prudenza e inver per
Negligenza.
Il rintoccare pugnala
Le non stonate né melodiche
Corde, perché l’errar dimentica
Le bigie e riflesse questioni e
Di menare il passo ti scuote.
Se le cadute sollevano l’orlo dei
Vestiti ben fatti, nulla può
Rubare la persona che
Indossa suo costume in corpo
segnato. Ma chi
Rifiuta il trapasso del
Giorno, di un vetro appannato
S’illuminano i suoi mattini. E
Ogni sole che viene non può
Rischiarare il bieco e immobile atto.
La tregua dell’uomo vuol rendere
Ragione dell’incertezza del
Suo preambolo. Ma se di lì
Polvere e gelo sono sorelle,
bel sarebbe riscaldare ciò che
si puote prima che grigio
trasformi luci soffuse che
si offrono oggi.

09 March 2007

La casa di fuga

Viaggio non posa
Lontano gli
Afflitti ma
Illude che sua
Fuga sia certa
Dimora.
Non accoglie
Di protezione
Chi il suo posto
Attonito non
Trova. Il core
S’inasprisce come
Ferito perché suo
Travaglio
Invano è stato riposto.
E la casetta abbandonata
Sembra sorgente
Alla sete dei viandanti
Nelle aride steppe.
Ciel comanda ventura e
Corpo richiede che sue
Membra stendano con pace.
Nell’insulto dell’adagio
Pare senza moto la vita
Ritrovata. E il temerario
Gesto mera promessa è
Agli occhi di chi non smette
Di farsi male.

02 March 2007

Poesie varie

Ed ora un pò di poesie in bacheca!

IL GIUDIZIO
Da quando la luce
Ha perforato la tua
Mano e abisso ti ha trascinato
Fuori dalla culla amata
Sei forse in stato solingo?
Potresti essere pure
Il minuscolo insetto che
Percorre la strada
Che gli altri non conoscono,
potresti pure inondare il
tuo dì di discreto riserbo,
potresti pure lustrare i
trofei delle tue
immani vittorie,
potresti rasentare il
brivido delle cime
mai percorse da passo
umano,
potresti pure cercare di
emulare le pose beffarde
dei tuoi vicini,
potresti anche inondare
della tua luce e del
tuo amor fedele i
congiunti folli,
eppur gli sguardi chini
si poseranno sulle
tue spalle dure,
gli occhi afflitti incendieranno
la chiarezza delle
tue imprese,
le bocche malsane
inquineranno la
tua pregevole dote.
Sei corrotto prima di
Consumare il terreno
Stelo, sei infame
Prima che recrudescenza
Invase tuo petto,
vanti onte esorbitanti
ancor che mattini si
alternino in tua biografia.
Le voci erigono una
Commedia dell’assurdo,
drammaturghi improvvisati
stendono trame inconsuete,
tessitori fini preparano
coltri impetuose.
Non si può dimandare
Un core nuovo a chi
L’ha già consunto,
ma puoi sfinirti di piani
e imprese per esser
il cantor del nuovo
nello spettegolare
già sonato.

BIGHELLONATORE
Lode e onore a te
Ignavia preziosa;
inforchi con il
tridente dell’indolenza
le giovani menti
impreparate.
Loro per te solenne
Banchetto immolano
Sugli altari del mondo.
Sen van, per i giorni
Schivi di azione,
e padroni del domestico amor, che di
loro coscienza è sempre
suprema difesa.
Sui loro scarni
Intelletti si esaltano
Le incuranze degli
Empi.
E come colui che
Naviga in perse acque
E, incurante del
Pericolo, disprezza
Il soccorso ultimo
Per non notare sua
Nefanda debolezza,
tale è il manto di indifferenza
steso sulle pupille
imberbi di chi lascia far
per non essere cattivo educator
al rimprovero saggio.
Crescita sublime
S’imbeve di codardia
Oltraggiosa,
destini di gloria eterna
s’intreccian con
l’ardore del disincanto,
Chè vagar senza casa
Rende infausta ogni
Umana impresa.
Cedono le mansuete
Previsioni al pulpito
della
vacanza. Se il seminar
è acerbo, nulla vale
il clamore dell’inganno.
Pervicacia e resistenza
Non sono più figlie all’anima
Dei vincenti.
Spavalderia e ignoranza
Si irrobustiscono nel loro
Meraviglioso reame.
Lucente è l’ombra
Dei fantasmi volteggianti
Nel domani.
E le bugie di dolente
Armonia accompagnano
Il passante che
Prende il posto del
Vecchio senza numero.